Oltre il VELO: antiche Dee, odalische e danze velate
Aggiornamento: 5 nov 2022
Il velo è uno strumento che da sempre appartiene all’identità culturale del Medio Oriente, capo di abbigliamento a cui attribuiamo un significato religioso, ancor prima che coreutico.
Al di là dei valori legati all’islam e ai suoi fondamentalismi, di cui non è certo intenzione della sottoscritta trattare in questa sede, malgrado i fatti che stanno accadendo, il velo non è sempre stato simbolo di identità culturale e di sopraffazione della donna.
Si tratta invece di uno strumento rituale millenario, simbolo della natura spirituale dell’essere umano, che per riuscire a sollevarlo deve trascendere i limiti della propria individualità, ma anche simbolo di mistero e al contempo di verità e rivelazione. Nelle antiche religioni era legato alla nascita, alla morte ed alla rigenerazione, era usato come tenda (velum in latino) per dividere le zone sacre da quelle profane, e denotava la sacralità di alcune dee, rappresentate velate, come le Menadi durante le danze rituali in onore di Dioniso o la stessa Afrodite che, nata dal mare, era assistita dalle Stagioni che le offrivano un velo. D’altro canto, il velo segna ancora oggi i momenti rituali della vita dell’individuo, dal velo indossato durante le celebrazioni religiose di molte culture, a quello da sposa, fino al sudario con cui si ricoprono i corpi dopo la morte.
Ma dal suo significato originario, molte cose sono cambiate. Dal mito ancestrale della dea Babilonese Ishtar alla danza dei sette veli, descritta in “Salomè” di O. Wilde nel 1893 come erotica, fino alle performaces della danzatrice egiziana Samia Gamal, che con questo accessorio arricchì le sue esibizioni, rendendolo un complemento ormai irrinunciabile di ogni bellydancer, la danza col velo è da sempre considerata, nell’immaginario collettivo, un gioco seduttivo in cui il corpo della donna si nasconde e si dis-vela.
Nella danza egiziana il velo diviene cornice ed estensione della ballerina, un compagno di danza speciale dotato di un’enorme possibilità espressiva, che esalta i suoi movimenti avvolgendoli di mistero, che scopre ma allo stesso tempo protegge il corpo della danzatrice, facendo sì che ella resti “dentro” di sè anche quando sta “fuori”.
Uno strumento tanto leggero quanto potente, che trasmette a chi osserva sentimenti, desideri e suggestioni di mondi lontani, nel tempo e nello spazio...
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